martedì 9 marzo 2010

L’ARALDO DELLA BASSA
PERIODICO DI CRONACA, CULTURA E RINASCITA SOCIALE

Traiamo oggi spunto dallo scritto rinvenuto nello scavo di una latrina d’epoca a Lido degli Estensi nel giugno scorso per parlare di colui che sarebbe appunto l’ autore di questo breve componimento: Bartolomeo Terlizzi. In un primo tempo la pergamena è stata erroneamente attribuita alla civiltà villanoviana mentre ad un attento esame si è rivelata un appunto tardo settecentesco di carattere sportivo (1). Il Terlizzi ebbe improvvisa notorietà quando la famiglia romagnola dei Piada dall’ Onda lo pregò di produrre un componimento epico circa le origini del casato. In principio l’ opera doveva essere presentata contestualmente alla notizia del fidanzamento del piccolo principe Teseo con la duchessina Clementina De’ Borromeo ma alcuni imprevisti fecero slittare la presentazione: i Borromeo avevano infatti taciuto alcuni particolari circa lo strabismo della figlia ed una naturale gobba a sinistra che spaventarono il futuro sposo tanto da rimandare a tempo indeterminato le nozze (2). A quel punto per il giovane scrittore parve svanita per sempre l’ opportunità di raggiungere le fama e la gloria e per questo intraprese un lungo viaggio attraverso le coste africane al seguito di alcuni navigatori portoghesi; è di quel periodo “Per mari e amari”, guida ragionata sui costumi alimentari del Senegal e della futura Costa d’ avorio. Qui viene descritto per la prima volta il terribile tappo dell’ Equatore di cui si trova esauriente conferma nel giornale di bordo del Joaquim II, veloce brigantino che salpato da Lisbona nel 1768 ebbe l’ equipaggio decimato dal terribile morbo: “… esso si contrae utilizzando i cibi locali…di più di ogni altro il frutto banana, di molto gustoso al palato di noi bianchi…, mangiato in gran quantità questo si dispone di traverso allo stomaco, bloccando completamente l’ intestino di tutti noialtri.” Queste le terribili parole del capitano Don Rosalo Entasado trascritte nel giornale di bordo conservato al Museo della marineria di Valencia. Continua poi così alla pagina del ventuno aprile in un crescendo di ansia per le condizioni del suo equipaggio e terrore per l’impossibilità di contrastare l’ avanzata della terribile malattia: “…oggi è toccato al nostromo Gaston, dopo venti giorni di ostruzione è esploso con fragore,…che nostro signore abbia pietà di lui !! Per la sua coraggiosa moglie non resta che la sua pipa di schiuma …”. Il viaggio in terra d’ Africa forgiò il carattere del Terlizzi anche se il viaggiare per mare lasciò in eredità al fisico non certo di ferro una progressiva artrite alle mani che rese di anno in anno sempre più difficoltoso lo scrivere ed una fastidiosa forma di balbuzia ereditata, così dissero i marinai che lo seguivano, da un agguato di alcuni coccodrilli da cui il Terlizzi riuscì a sfuggire per un soffio. Al ritorno in patria, accolto con grande stima dalla popolazione, introdusse nella cucina dell’ alta Romagna piatti allora sconosciuti incontrando però grossi problemi per il reperimento degli ingredienti : lo stufato di ippopotamo fu riproposto con maiale e zucca ma non ebbe un gran successo, mentre per lo zampone di elefante non furono mai raggiunte le dimensioni originali malgrado l’ utilizzo di un numero indefinito di animali provenienti da una ventina di porcilaie. L’ attività di scrittore degli ultimi anni fu svolta grazie alla presenza di una cara amica, tale Carla Cappucci, che unitasi sentimentalmente al Terlizzi gli fu vicina anche come scrivano. La produzione di scritti continuava incessante malgrado l’ impossibilità fisica di utilizzare penna e calamaio e solo la pazienza e la dedizione della compagna permise la stesura di numerose opere. Per la verità permangono grossi dubbi circa l’ autenticità di tutti gli scritti visto l’ acuirsi della balbuzie e dell’ artrite del Terlizzi, ormai incapace di pronunciare più di una frase ogni venti minuti, e la mole di opere prodotte (3). Il nostro si spense serenamente nella sua villa di Lugo nella primavera del 1799.


(1) Secondo il critico Bettoni leggendo da destra a sinistra è chiara la frase “Forza Gimondi” mentre al contrario risulterebbe “W Rivera”.
(2) La mancanza di bellezza della giovane è proverbiale. Famoso il Ritratto con pipistrello in mostra agli Uffizi : senza la didascalia del pittore sarebbe impossibile distinguere l’ animale dalla giovane. ( Leggasi Le brutte son sempre brutte anche nell’ arte di G. Argan )
(3) A riguardo leggere “ Una villa a Cortina costa come due quadri di Guttuso ?! … Datemi un pennello !! “ lirica giovanile di Marta Marzotto.

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