giovedì 19 febbraio 2009

Teodorico u i ciapa una bota d’scleròsi


Dop a trènt èn pasa ch’l’era è guéran
Teodorico u s’èra inquaiunì
E piò d’un è preghéva è Pèdretéran
Ad fei la grazia d’tuial d’ins i pi.

Mo lo scleròtic, l’éra pez dl’infèran:
è rugéva cumpagna un can rabì
e i ghignus u s’i sgnéva int un quadéran
ch’u j apinseva e’ boia a fei sparì.

Simaco , e’ su pio fid, u s’aproruvè
a fei j oc bure a dij ch’u s’avargugnes
mo lo, imbacont, u t’è fasè acupé.

Parò i dis nench che dop u j in spiasse,
che quand ch’u j era i sgombra da magne
è vedéva la su faza da ps les.


Teodorico dà segni di arteriosclerosi.

Dopo trent’anni e oltre che era al governo
Teodorico si era rincoglionito
e più di uno pregava il Padreterno / di fare la grazia di cavarglielo dai piedi

Ma lui , sclerotico, era peggio dell’inferno :
ringhiava come un cane rabbioso
e gli antipatici se li annotava in un quaderno
che poi ci pensava il boia a farli scomparire.

Simaco, suo uomo di fiducia, provò
a fargli gli occhiacci e a dirgli che si vergognasse
ma lui, per ripicca , lo fece sopprimere. /

Però dicono anche che poi gliene dispiacesse,
perché quando c’erano gli sgombri per pranzo
vedeva la sua faccia da pesce lesso.

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